mercoledì 26 ottobre 2011

Economia domestica

In casa la mansioni da svolgere sono molteplici. Dalla preparazione della cena (e del pranzo in alcuni casi) alle pulizie, al riordino...tante piccole grandi cose. Tutte ovviamente con un costo. Il tempo sicuramente, l'energia anche, ma un costo tangibile e misurabile lo abbiamo con gli acquisti che dobbiamo fare per portare a termine i compiti sopra elencati. 
Sul costo delle cibarie, abbiamo già detto: sul discorso pulizie....diciamo due parole.
Comprare al supermercato i prodotti per la pulizia equivale ad entrare in uin labirinto...prodotti per i piatti, per i bagni per i pavimenti, ammorbidenti, prodotti per i vetri, per il parquet....c'è veramente di tutto.
Ora, tempo fa avevo il problema del forno. Usandolo spesso avevo la necessità di dargli una bella pulita. Al supermercato trovo questo prodotto spray specifico per il forno : leggo la composizione...zero, gli esami di chimica risalgono a troppo tempo fa. Leggo le avvertenze: "può inquinare fiumi e mari". Penso ai miei pesci rossi.
Proseguo: può provocare ustioni. Penso che i guanti io non li metto. Avanti: tossico, non inalare. Mi immagino la scena: devo pulire un forno, non un hangar. Non posso non respirare mentre pulisco. Ultimo: 6 euro.
Abbandono lo spray sullo scaffale e tornando a casa penso all'acqua del fiume che non ho inquinato. E proprio l'acqua è stata la soluzione: il vapore. 
Risultato: forno pulito, un bicchiere di acqua consumato ed i miei pesci rossi che tirano un respiro di sollievo.
Costo? Difficile dirlo, ma tra acqua, corrente, usura del vaporetto e spugna per asciugare, diciamo 50 centesimi. 
Ah, dimenticavo: ho scoperto che con il vapore si possono far etante altre cose: i vetri, i pavimenti, alcuni mobili.

giovedì 23 giugno 2011

Con tanti saluti

Pochi giorni fa, il primo giorno d'estate, si è tenuto il primo "no cash day" che, per i meno attenti all'uso dell'inglese, sta per il giorno senza contanti.
Una iniziativa questa che vorrebbe trasmettere il messaggio di utilizzare sempre meno le banconote preferendo le carte di credito.
Nulla da eccepire alle varie motivazioni di questa linea di pensiero. Per chi volesse approfondire, altri hanno detto certamente meglio di me qui (per i miei amici: è un caso che sia un articolo de La Repubblica).
Perchè quindi utilizzo un post per questo argomento se vi ridirigo altrove? Per aggiugnere due cosette che magari, magari, farete un pò più fatica a trovare.
La carta di credito, quella tradizionale legata al conto corrente, ha enormi vantaggi. L'accettano ovunque come il contante, se la perdo la posso bloccare subito (i contanti rubati non li blocco), non si rompe facilmente, non devo inserirla 237 volte al self service, ma.....
Ma se per sfortuna ho bisogno dei contanti, fossero solo 50 euro e uso la carta, NON è un semplice prelievo: si chiama infatti "anticipo contante". L'anticipo contante costa il 4%. (quindi, prelevo 50€ me ne addebitano 52).
La carta di credito inoltre, non mi dà la percezione del "non ho più soldi nel portafoglio": con la carta pago fino al raggiungimento del mio plafond e, quando ci sbatto il naso contro (al plafond intendo) potrei accorgermi di aver speso forse un pò troppo.
Da qualche tempo le carte vengono regalate dalle banche (di solito per il primo anno, poi si pagano): la tentazione di avere 4 - 5 carte può nascere e, radicata, moltiplica per 4-5 volte la disponibilità e alla fine del mese, gli accidenti che si tirano, perchè "forse l'iphone in promozione con ipad ibook e ipod a soli 2499 € potevo evitare di prenderli!".
In ultima analisi, quindi, ben venga l'uso delle carte di credito: fate solo un pò di attenzione a non strisciarla troppo spesso e MAI, MAI usarle per prelevare.
PS.
Non tutte le carte usano il calendario tradizionale: alcuni circuiti addebitano  per esempio il 19 aprile le spese fatte dal 5 marzo al 4 aprile. Controllate bene la vostra: quei 4 giorni possono essere una brutta sorpresa!

mercoledì 22 giugno 2011

Ho scritto T'AMO sulla carta

Due euro a trimestre. 8 euro all'anno. Una spesa sopportabile.
Inutile, ma sopportabile per il nostro portafoglio. E' inutile perchè è il costo (mediamente) che le nostre banche ci addebitano per l'invio dell'estratto conto trimestrale per posta ordinaria.
Tenendo conto del fatto che questo balzellino possiamo togliercelo di torno semplicemente chiedendo (ORDINANDO!!) alla banca di inviarci tutto per email a costo zero, il conteggio pro risparmio che vi propongo oggi è, come si argomentava l'altro giorno, di ordine macro.
Ma andiamo con ordine. Una città come può essere Milano con il suo milione e passa di abitanti (città escluso hinterland) avrà, tanto per dare un numero,  1 milione di conti correnti. Vogliamo essere ottimisiti e pensare che il 25% soltanto non sia ancora passato a chiedere l'invio per posta elettronica del proprio estratto conto? Ok, diamolo per buono. Un estratto conto di un rapporto bancario normale ha mediamente 5 fogli (A4). 
La moltiplicazioncina 5 per 250.000 (che giusto per chi si è perso corrisponde al 25% di un milione) ci porta a 1.250.000 fogli. Un bel numero, ma che forse non vi dà la percezione esatta di quanti siano in realtà. Mettiamola così: la risma che trovate in vendita al supermercato contiene 500 fogli, quindi il numero che abbiamo poc'anzi calcolato  corrisponde a 2500 risme. Una bella spesona!!

Sono però "solo" 159 le risme che si ricavano da un pino di 15 metri e di diametro medio (fonte WWF). Quindi ogni trimestre le nostre banche, qualche giorno prima dell'invio, danno una bella tagliata a 15 pini (deforestazione, rischio smottamenti, minor produzione di ossigeno, più spazio per cementificare) , li impacchettano su qualche bel camion (inquinamento, traffico, incidenti), ne ricavano la carta (produzione industriale, aumento CO2) e ve lo spediscono a casa. 
A soli 2 euro.

lunedì 20 giugno 2011

Micro e Macro

Finalmente avete trovato la casa dei vostri sogni. Costa 300 mila euro. Qualche soldo da parte lo avete e per il resto pensate di fare il mutuo. Vi accordate con il venditore sulle tempistiche e l'accordo è fatto. Siete tutte e due contenti dell'affare. Lui perchè vende voi perchè finalmente avete trovato casa.
Passate in banca, lasciate tutti i documenti del caso e richiedete il mutuo. Mutuo che però non arriva. Il rapporto rata reddito è troppo alto e non ve lo concedono. Il vostro (micro) mondo vive una grande delusione, ma in cuor vostro pensate che la prossima volta andrà meglio. 
Cosa è cambiato a livello micro? (ovvero quello che riguarda voi e basta) Nulla, salvo appunto una piccola grande delusione e che dovrete ancora per un pò pagare l'affitto di una casa che non è vostra.
Ma a livello macro? Soltanto piccole/grandi delusioni? Vediamo un pò.
Il venditore della casa che volevate comprare è un imprenditore in grosse difficoltà: aveva deciso di vendere in un momento non proprio ottimale la casa dei nonni perchè con quei 300 mila euro sarebbe riuscito a pagare i fornitori (e quindi riprendere l'attività) e gli stipendi dei suoi dipendenti che da due mesi non percepivano nulla. Non incassando questi soldi (o semplicemnte dovendo aspettare) il suo fornitore l'ha messo in mora e non gli farà avere altra merce. I due dipendenti non sanno più che pesci prendere. Uno ha dovuto disdire la piscina del figlio e la palestra della moglie. L'altro deve vendere alcuni titoli (in perdita) che aveva in banca perchè non sa neanche come fare per la spesa quotidiana. 
Il fornitore dell'azienda della persona che vi doveva vendere la casa, non riuscendo a prendere i soldi che aspettava non è sua volta in grado di pagare una commessa urgente mettendo in difficoltà il suo fornitore ed il suo cliente.............
E il proprietario della casa in affitto dove siete adesso? Aveva già avvisato la figlia che poteva avvicinarsi a casa: con un bambino piccolo era comodo avere i nonni vicino. Peccato che non se ne fa più nulla. E l'asilo del bimbo che era stato disdettato ora non accetta più iscrizioni.......

All'università insegnano Micro e Macro economia. Capire gli effetti che le  nostre (micro) azioni hanno su quelle del sistema (macro) è un insegnamento della vita di tutti i giorni

domenica 19 giugno 2011

Ti telefono, o no?

Rispondere al telefono in ufficio ci permette di fare un gioco interessante...chi sarà questa volta? Telecom, Vodafone, British, Tre, Fastweb....? Ma quanti sono? Va benissimo la libera concorrenza, ma alla settimana telefonata in 4 ore,magari ci si stufa un attimo.
Ad ogni modo questo week end ho riflettuto un attimo sul significato e l'utilizzo della rete fissa. Dal telefono attaccato al muro, al primo con la tastiera numerica, per passare prima a quello con la segreteria incorportata per poi arrivare al cordless, penso di averli provati tutti. Ma onestamente, quanti di voi utilizzano il telefono di casa come lo si usava diciamo 4 anni fa? 
Tra le note delle cose da fare la prossima settimana mi sono segnato di cancellare il mio abbonamento attuale (telefono + internet) per passare ad uno solo per navigare.
Pensateci un attimo: con la connessione in casa, magari wifi, se voglio telefonare a qualcuno uso skype (direi gratuitamente, ormai l'account lo abbiamo tutti), se voglio scrivere un messaggio mando una email, se devo dire una cosa importante la maggior parte delle persone che conosco hanno (come me) sempre Twitter acceso. Posso poi postare qualcosa su Facebook....che me faccio del telefono in casa? Se proprio proprio ho voglia di avere qualcosa attaccato all'orecchio, un telefonino a chi manca?
Dal punto di vista economico il risparmio c'è eccome. Tra linea, eventuale canone e balzelli, la bolletta bimestrale è destinata a scendere.

venerdì 17 giugno 2011

Tecnologia a rate

In qualsiasi grande magazzino si entri, la maggior parte dei prodotti hanno al loro fianco vari cartelli che indicano come poter fare per l'acquisto a rate.
Tendenzialmente io sono contro le rate (mutuo escluso): se posso compro, altrimenti lascio perdere. Pensare di comprare un televisore oggi e finirlo di pagare dopo l'Expo sapendo già oggi che domani sarà vecchio, quasi obsoleto tecnologicamente debole....no vi prego!
La pratica dell'acquisto rateizzato è però molto usato, direi abusato. Senza voler entrare dei dettagli delle varie formule contrattuali, alcune analizzate anche da programmi televisivi, il punto sul quale oggi vorrei sottolineare le mie perplessità è ...."il costo della pratica".
Immaginiamo di voler prendere il penultimo esemplare di tv a led (penultimo giacchè l'ultimo arriva in negozio mentre stiamo uscendo noi con il nostro scatolone): costo, ipotetico, 1000 euro.
Come da post precedente, una brevissima riflessione sulla moltiplicazione 1000 x 1936,27 (quasi due milioni per un 42") e volendo comprare a rate mi siedo nella postazione per il contratto. Dopo qualche bla bla (anzi obladi oblada come direbebro in ufficio) mi accorgo che le spese per l'istruttoria della pratica sono 70 euro.
Detta così...bè, mi sto indebitando per 1000 euro per il mio super televisiore chessarannomai 70 euro? 
Eh, 70 euro sono....il 7%, più 6 volte di quello che la banca ci dà come interesse sul nostro conto. 
Per far rendere i propri soldi al 7% annuo, come minimo devo rischiare o buttarrmi su investimetni illeciti (sapete cosa rendono Bot, Cct, Btp, vero?) 
E anche ammesso che nel mio esempio abbia esagerato e le spese di istruttoria sian solo 40 euro....il concetto non cambia.
Uscire oggi con il televisore, computer, smartphone, ferro da stiro, e pagare poi, ha SEMPRE un prezzo da pagare, oltre a quello del bene stesso.

mercoledì 15 giugno 2011

La Borsa

Capire i meccanismi che regolano la borsa valori è molto più facile di quel che si pensi. 
Rileggete bene: capire i meccanismi. Dal capirli all'applicarli senza prendere sonore mazzate, bè strada ce n'è.
Ad ogni modo, l'argomento Borsa potrebbe portare via pagine e pagine di questo blog. Di tanto in tanto ne parlerò, ma non troppo, altrimenti chi paga poi per venire ai miei corsi? Come antipasto di questo pranzo (o cena) a base di titoli azionari, partirei con una cosa sfiziosa: perchè si chiama borsa? 
La storia ci racconta che i primi tipi di quella che oggi definiamo appunto borsa risalgono al Medioevo. In particolare in Belgio, a Bruges, i commercianti dell'epoca si trovavano a scambiarsi le merci nella stessa piazza che alle spalla aveva la dimora dei conti "Van De Bourse". L'usanza di dire  ci vediamo "à la Bourse" ha quindi preso piede e da qui il nome che ancora oggi diamo non tanto al palazzo (sono poche le borse fisiche...internet ha preso in mano tutto!) ma al concetto stesso di compravendita.
Per chi volesse a Milano in piazza Affari c'è la Borsa italiana: edificio molto bello, palazzo Mezzanotte, che merita di essere visitato non foss'altro che per gli splendidi resti romanici presenti.
PS: oggi la borsa di Milano ha perso il 2.16%